Avvocato Brescia | Il DDL – Parte Terza: Come cambierebbe il diritto di famiglia
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Il DDL – Parte Terza: Come cambierebbe il diritto di famiglia

Il DDL Pillon ha ricevuto parecchie critiche dalle associazioni che si occupano di violenza contro le donne e tutela minori. L’Unione Nazionale Camere Minorili esprime sconcerto e preoccupazione per le prospettive di riforma. Il testo così presentato rischierebbe di compromettere la crescita equilibrata all’interno del nucleo familiare. Viziato da contraddittorietà intrinseca, finirebbe per affermare il punto di vista dell’adulto in termini economici e patrimoniali; col minore descritto come un “bene”, che andrebbe diviso esattamente a metà. Inoltre, il procedimento di mediazione familiare è svilito a mera condizione di procedibilità della domanda giudiziale, inficiandone la natura e la struttura.

Anche AIAF (Associazione Italiana Avvocati per la Famiglia e Minori), con proprio Comunicato, sottolinea i punti critici della riforma, primo fra tutti il rischio di stabilire rigide regole generali, trascurando la particolarità di ciascuna situazione familiare. In concreto, il DDL Pillon ignora del bambino i suoi bisogni, le sue abitudini e i suoi desideri. L’eliminazione dell’assegno di mantenimento impedirebbe di condurre il medesimo tenore di vita presso entrambi i genitori. Con l’introduzione della mediazione obbligatoria, si prevede che aumenteranno i costi a carico familiare.

Secondo AIPG (Associazione Italiana Psicologia Giuridica) la “shared custody”, se applicata rigidamente, tutelerebbe gli interessi degli adulti, relegando ai margini quelli inerenti alla prole. In particolare, non terrebbe conto delle difficoltà dovute al pendolarismo tra una casa e l’altra, ovvero negherebbe un ambiente stabile e rassicurante. Ivi, renderebbe impossibile contare su una prevedibile ruotine quotidiana. A detta di AIPG, non viene presa indebita considerazione la possibilità che dietro a quel “rifiuto, alienazione o estraneazione” del bambino si nasconda un reale bisogno.

Pareri critici provengono anche dall’Associazione Magistratura Democratica, secondo cui il DDL Pillon risponde ad una visione “adulto-centrica”, dal Cismai (Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l’abuso all’infanzia), che lo considera “un pericoloso passo indietro nel percorso di tutela dei minori”, e dall’Anamef (Associazione nazionale avvocati mediatori familiari), fortemente allarmata per le “palesi criticità di applicazione”. Nel mondo cattolico, le donne dell’Acli esprimono dissenso, poiché “i bambini non sono oggetti” e le madri “non possono essere penalizzate”, per il Cnca (Coordinamento nazionale comunità di accoglienza) si “rischia di ledere alcuni diritti fondamentali dei figli minorenni”, mentre per il Forum Famiglie queste proposte “sono destinate a produrre disastri”, in quanto nella stesura è mancato il dibattito nella società civile. In conclusione, per l’avvocato Andrea Coffari, presidente del Movimento infanzia, il DDL Pillon “risponde esattamente alle istanze di tutela dei padri accusati di violenza o abusi, scoraggia le madri a denunciare e punisce i bambini che parlano e mostrano un legittimo rifiuto verso il genitore maltrattante”.